giovedì 25 febbraio 2010

IL DDL LAZZATI PASSA ALLA CAMERA

ORA IL SENATO FACCIA LA SUA PARTE NELL’INTERESSE DELLA DEMOCRAZIA


E’ grande la soddisfazione per l’approvazione alla Camera dei Deputati del disegno di legge Lazzati, strumento legislativo dirompente ideato dall’ex giudice di Cassazione Romano De Grazia con il suo Centro Studi.

Ricordiamo che il DDL Lazzati è una porta chiusa al voto di scambio perché spezza e limita fortemente la contaminazione mafiosa dalla procedura elettiva dei candidati in elezioni locali e nazionali, punendo ogni atto di propaganda elettorale da parte dei pregiudicati e punendo anche chi ne ha ricevuto gli illeciti benefici.

La storia travagliata di questo disegno di legge appoggiato e sostenuto da enormi settori della società civile nazionale, è la storia di una classe politica e di governo che negli anni ha riconosciuto nella sua portata normativa un nemico ai propri interessi.

Il nostro ringraziamento va al giudice Romano De Grazia per la sua passione disinteressata, contro tutti e tutto. Forte, per il solo amore della legalità contro le avversità e gli impedimenti che in questi anni sono stati messi numerosi alla sua proposta di legge.

Un ringraziamento in particolari va a quanti, esponenti del mondo della politica, hanno voluto manifestare in modo concreto il loro no deciso alla criminalità organizzata presentando e sostenendo nelle aule parlamentari il DDL. Prima fra tutti, l’onorevole Angela Napoli, persona di riconosciuto spessore e di comprovata moralità che paga il suo impegno per la Calabria con una vita blindata e sotto scorta.

Proprio i gridi di allarme lanciati negli ultimi mesi della parlamentare componente della commissione nazionale antimafia, non ci possono lasciare indifferenti. Le minacce, gli ostruzionismi, gli assalti al carro di una legge giusta preoccupano notevolmente.

Ci chiediamo perché 35 deputati di un partito si sono astenuti e 7 hanno votato contrariamente. A chi giova un simile atteggiamento parlamentare? A quale democrazia giova l’infiltrazione dell’antistato nello Stato? No. Non ci stiamo e vogliamo delle spiegazioni perché la criminalità organizzata si combatte con compattezza ed unità. Le finalità di questa legge non ci spaventano e chi ne ha timore ha qualcosa da nascondere.

Ora il DDL Lazzati passerà all’esame del Senato. Ci auguriamo e vigileremo perché ci sia senso di responsabilità e l’iter non venga bloccato da moti di ostruzionismo e da indegni favori alle organizzazioni criminali.

mercoledì 10 febbraio 2010

Minacce a Callipo: non piegare la testa

Il recente attacco al candidato alla presidenza della regione, Filippo Callipo, è frutto di vigliaccheria ma anche, cosa più grave, di una strategia mirata a colpire la democrazia nella nostra regione. E' gravissimo che ciò si verifichi proprio nel momento, quello elettorale, in cui la democrazia si dovrebbe manifestare. Sembra un rituale che negli anni ha colpito tanti, troppi, tra cittadini, imprenditori, sindacalisti, studenti, preti, amministratori ed altri in maniera assolutamente bipartisan.

E' un momento particolarmente difficile per la nostra amata regione. E' vero che, qui, fatti inconcepibili sono all'ordine del giorno come in un ciclico infinito ripetersi, ma non si può rinunciare per questo al desiderio di una normalizzazione. Oltretutto, cosa più inquietante, come un classico copione, è il fatto che la melma stia salendo tutta in superficie. E ciò si verifica proprio in concomitanza con l'inizio della campagna elettorale.

Dalla rivolta degli sfruttati immigrati di Rosarno, alle bombe e intimidazioni ai magistrati di Reggio Calabria, ai salti da un partito all’altro, alle minacce di morte verso Pippo Callipo.

Abbiamo dunque la riprova - o almeno la chiara percezione - che quando la politica si muove, tutto appare muoversi intorno ad essa. Appare come una grande chiamata alle armi, nella quale certi poteri forti si mobilitano con il solo e unico obiettivo di vincere. E non si ammettono discussioni. Gli avversari possono diventare nemici, gli uomini comuni merci di scambio, la Calabria terra di conquiste e spartizioni.

I poteri forti esistono ovunque ed ovunque le competizioni politiche possono essere dure, ma da noi non c'è traccia di regole e non c'è traccia di un senso del limite e del decoro. Manca la democrazia.

Le mafie puntano sui candidati che sembrano loro vincenti o che, se perdenti, possono più facilmente rientrare in logiche di compromesso bipartisan e di vantaggi sui tavoli del potere. La mafia ed i poteri forti temono la democrazia, perchè sanno guardare sempre più avanti degli altri. Loro guardano lontano e tentano di bloccarla, spesso purtroppo riuscendoci.

Porgiamo la nostra solidarietà a Pippo Callipo, persona stimabile, imprenditore serio, che deve rimanere in campo per portare avanti il suo progetto.

Nessuno cittadino mai deve piegarsi a minacce o intimidazioni, siano esse mafiose o di altro tipo, se crede di poter dare un contributo alla terra che ama.

Nel dare la nostra piena solidarietà al Cavaliere Callipo, invitiamo tutti i candidati, non solo quelli alla presidenza della regione ma anche quelli al consiglio regionale, dove spesso l’infiltrazione mafiosa è più evidente e determinante, a dire apertamente no al voto di scambio ed ai compromessi con il malaffare. Siate coscienti per voi e per i vostri figli, dite no alla ‘ndrangheta. Ed a nulla vale il ragionamento "se non appoggeranno me appoggeranno un altro candidato". Siate liberi ed abbiate autocoscienza. Rifiutatevi di avere sulla coscienza le morti fisiche, intellettuali e morali di tanti altri calabresi. Parlate, voi candidati, sempre nelle vostre convention contro la ‘ndrangheta e le sue manifestazioni, ma sopratutto lavorate ed agite concretamente per questo.

Ci auguriamo, infine, che i candidati guardino in questa competizione solo alla Calabria degli onesti, dando ad essa segnali chiari, precisi e coraggiosi. Quella degli onesti è la maggioranza dei calabresi. Quella farà vincere la Calabria.

Nessuno si permetta mai di arrendersi e desistere da queste convinzioni. Nessuno si permetta alcun passo indietro, né evidente, né nel suo intimo, dandola vinta alla barbarie e alle catene della paura. Altrimenti, si farà sempre del male al nostro futuro e al futuro della nostra splendida terra.

Nessun cittadino, mai, deve piegarsi a minacce o intimidazioni siano esse mafiose o di altro tipo se crede di poter dare un contributo alla terra che ama.

martedì 26 gennaio 2010

DOVE VANNO LE NUVOLE?

In Calabria, a pochi Km da Rosarno, c’è il mondo a colori e multiculturale di Riace


Quando arriviamo a Riace è già mattina inoltrata. Il paese nella sua parte collinare, circa seicento anime rifugiati compresi, è in fermento. Da qualche giorno sono arrivate molte altre famiglie di palestinesi e tutti stanno cercando di dare una mano. Qui l’accoglienza ha messo radici da tempo, è entrata nei cuori e nelle teste delle persone, la multiculturalità è considerata una grande risorsa.

Il sindaco Mimmo Lucano è il profeta di questo modello dell’accoglienza che dalla Calabria è studiato ed imitato in tutta Europa. Gli chiediamo, sottraendolo ad una delle tante riunioni organizzative della giornata, quale è il segreto di tanto successo. Lui ci spiega con entusiasmo, che qui a Riace si accoglie con il cuore, sì, in Svezia o in Danimarca questi rifugiati hanno un livello di welfare più elevato ma qui sviluppano un senso di comunità e di appartenenza maggiore, senza perdere e dimenticare il loro passato. È una vera integrazione, perché contano le persone e, come una grande famiglia, se arriva un nuovo componente ci si stringe e si sta tutti insieme.

Già, ci si stringe, come sta accadendo, dopo i terribili fatti di Rosarno. Il paese ha deciso di dare ospitalità a quanti sono rimasti feriti nei giorni orribili delle violenze e nel tour per le vie del borgo insieme al sindaco e al presidente dell’associazione Città Futura, ci accompagna proprio un giovane ferito a Rosarno di nome Iakuba.

Iakuba è un ragazzo della Guinea, giovanissimo, che parla solo un pò di francese e con due occhi neri spaventati, persi e perennemente impauriti, tanto da suscitare amarezza ed angoscia in chi li guarda. La sua serenità l’ha persa qualche giorno fa quando camminando lungo le strada di Rosarno è stato colpito alla schiena con una arma da fuoco usata da vigliacchi e ignoti criminali. Il segno dei pallini lo mostra. Alza la maglia e si vede la zona d’urto del colpo che si sta lentamente rimarginando. Te ne accorgi subito, la pelle guarisce in fretta, ma le ferite del cuore, ci metteranno molto di più a cicatrizzarsi e forse non lo faranno mai.

Iakuba in un timido francese ci dice che è in Calabria da due mesi, non ha familiari, è arrivato in Italia dopo una traversata in mare di due giorni dalla Libia costata 1200 dollari. Qui ha lavorato a Rosarno per 25 euro al giorno nelle campagne a raccogliere arance. La Calabria e la sua gente gli fanno paura.

Il lavoro di Lucano e del suo paese antimafia e missionario sarà di fargli acquistare fiducia in un popolo che fino ad ora ha negato con convinzione la stessa esistenza del giovane della Guinea.

Per Riace l’accoglienza è diventato anche un modo per rinascere evitando lo spopolamento dei paesi e la fuga di tanti giovani in cerca di una occupazione fuori dalla Calabria. La sensazione vera è di un mutuo soccorso tra i rifugiati e gli abitanti del paese, due sconosciuti del mondo che si incontrano e si danno una mano per modificare la realtà e la propria condizione. Accoglienza è anche questo. In giro per Riace sono spuntati come funghi laboratori, botteghe artigianali, centri di aggregazione e alfabetizzazione. I laboratori di telaio a mano, di cucito, di vetreria, di ceramica sono alcuni dei luoghi in cui le persone del posto fanno da guida ai giovani che vogliono imparare un lavoro. Rinascere dopo le sofferenze della povertà, della guerra, della schiavitù contaminandosi con un mondo che consoce con uguale drammaticità la miseria, l’emigrazione e lo sradicamento. Ci si parla, si lavora insieme e giorno dopo giorno, mese dopo mese, fianco a fianco, si formano grandi artigiani, si creano stupendi rapporti familiari ma soprattutto ci si ritrova e ci si riafferma cittadini del mondo.

Tra le vie di un paese dove i bambini corrono liberi, felici, uguali, oggi un gruppo di palestinesi sta cuocendo il pane arabo. Sembra di essere in un centro del medio oriente con la musica araba ad alto volume, lingue e dialetti che si mescolano e un profumo intenso di spezie orientali. Ci offrono prontamente il primo pane che viene cotto, noi siamo gli ultimi arrivati. È questa è la ricetta di condivisione made in Riace.

Intanto un improvvisato gruppo di traslocatori si muove tra le case dell’ospitalità diffusa, modulando e rimodulando tutto in funzione dei nuovi arrivi e delle loro esigenze. Non ci sono celle, criminalizzazioni, sbarre o controllori armati. Anche questo è un grande successo.

Qui la gente sta nelle case, gira liberamente per le strade. Non perde la propria dignità. Trova riparo dopo le paure e le speranze di un viaggio verso l’ignoto. Uno dei tanti murales del borgo antico di Riace ha una scritta: dove vanno le nuvole?

Sì, dove vanno le nuvole dei pensieri, delle vite di tanti uomini. Seguono un percorso senza limiti, senza padroni o costrizioni, cercano un luogo da eleggere, anche provvisoriamente, loro casa e comunità. Li si fermano insieme ad altre nuvole. Da anni le nuvole si fermano qui. In Calabria, a Riace.


Vincenzo Capellupo

mercoledì 13 gennaio 2010

Rosarno, le menzogne e la rabbia

Niente sconti alla mafia, ma tutta la verità su un contesto disumano


Hanno messo la polvere sotto il tappeto e la chiamano legalità. Hanno massacrato degli innocenti e la chiamano applicazione delle regole. Hanno mentito e continuano a mentire e lo chiamano intervento dello Stato di diritto. Siamo increduli dinanzi a tutto ciò che è successo e ancora succede ed ancora di più dinanzi a come tutto ciò viene dipinto, raccontato e strumentalizzato Nella complessità e nei dubbi che gravitano attorno al caso Rosarno noi due certezze le abbiamo e le vogliamo urlare: il Governo sta facendo una cosa orribile e questa società degli ingiusti sembra essere concepita per umiliare sempre i più deboli.

Il governo ordisce trame di ipocrisia. Usa la parola immigrazione come la userebbero dei bambini ma senza la stessa innocenza. Senza capire o con la volontà di non far capire, omettendo di porsi pubblicamente ulteriori problemi. La usa contro le intelligenze proprie e quelle della gente, la usa contro i diritti umani, contro l’impegno e la storia accogliente e ospitale di questa terra. Rilegando questi eventi ad una dimensione regionale e locale, così come fatto per la ‘ndrangheta deresponsabilizzando l’autorità nazionale. La sua stupidità e il suo orgoglio sanciscono e sanciranno il trionfo, già noto, delle mafie su quello che è il piccolo feudo di Rosarno. Si sta intervenendo a favore della ‘ndrangheta.

Una città commissariata, ripetiamo commissariata, non poteva non conoscere e non far conoscere al Governo che migliaia di braccianti vivevano nella indigenza e nello sfruttamento. Non poteva non sapere il ministrero degli interni attraverso i suoi organi periferici che a Rosarno gonfiava la rabbia, la rabbia vera, quella che proviene da una schiavitù rude e barbara. La rabbia che viene dalla volontà di rivendicare una esistenza da esseri umani. Ma la sottovalutazione del problema o peggio ancora la sua accettazione rendono tutto più terribile.

Adesso il Governo si finge eroe. Ha legittimato la caccia al nero, con le sue parole e ha deportato in silenzio chi ha gridato contro la mafia. E lo ha fatto più volte a testa alta. Questa è la situazione. Gli immigrati, seppure in forme condannabili, hanno denunciato la propria schiavitù. Senza essere ascoltati.

Abbiamo agito, noi come popolo e come Stato, contro la dignità umana. Ma abbiamo agito come agiamo purtroppo ogni giorno. Le bastonate, i silenzi, le spranghe, le fucilate ai neri sono come la materializzazione fisica di quella che è la quotidianità della nostra terra dove ogni giorno si consumano altre più silenziose offese e umiliazioni verso chi non si arrende al malcostume, verso chi resiste ai soprusi della malapolitica e delle organizzazioni criminali, verso chi vorrebbe urlare contro le schiavitù morali e l'indifferenza.
A noi calabresi della resistenza quotidiana spesso, proprio come ai poveri immigrati, le forze congiunte di poteri corrotti e incapaci ordinano o impongono l'esilio o la deportazione.
Siano essi giovani brillanti, siano essi immigrati sfruttati, viviamo spesso di una fine comune che si chiama esilio, espulsione. Il sangue e le lacrime di oggi hanno lo stesso profumo delle lacrime di ogni giorno di questa terra.

Ci sforzeremo di dare a questa vicenda, così complessa, così importante, il proprio nome e le proprie parole. Lo stesso nome e le stesse parole che le istituzioni, le organizzazioni criminali e media conniventi cercheranno di nascondere, di occultare e peggio di manipolare. Occorrerà trasformare la "colpa secondo Maroni" (la regola morbida sugli ingressi) nelle colpe quotidiane del nostro Paese: il sonno delle istituzioni locali e nazionali, i contributi all'agricoltura che non impongono un monitoraggio stretto dei metodi e delle regole sull'impiego bracciantile, l'assenza di ogni tipo di discussione su come migliorare la competitività dei nostri prodotti agricoli (dalla gabbie salariali ai contratti regionali per diminuire il costo della forza lavoro in regioni svantaggiate), il ruolo dell'Europa nella gestione dell'immigrazione, i limiti di un giornalismo che dovrebbe essere presente e rigoroso, che imponga alla politica di rispondere e resocontare.

Alla mafia vorremmo che non si facesse alcun regalo, a cominciare dalle parole!

ASSOCIAZIONE STUDENTI DI CALABRIA ULIXES

giovedì 24 dicembre 2009

Giorno 29 dicembre a Catanzaro quarta edizione dei “Premi Itaca”: gli universitari di Ulixes premiano i calabresi del 2009

Preziosa occasione di riflessione e confronto. Presenti importanti interlocutori regionali.

Giorno 29 dicembre alle ore 17.00 nella sala del Consiglio Comunale di Catanzaro – Palazzo De Nobili, con il patrocinio dell'Amministrazione comunale, si terra' la quarta edizione dei Premi Itaca. L’associazione Ulixes degli universitari di Calabria premiera' i calabresi dell’anno 2009.

Ci si prepara dunque a un momento di riflessione sull’anno appena passato e sulle prospettive future della regione.

Gia' da tre anni, infatti, la manifestazione mira attraverso il dibattito con i premiati e le istituzioni, a realizzare un momento di valutazione e confronto importante dove protagonisti sono i giovani e centrali i problemi dei calabresi.

Un'iniziativa bella e giovane quella dell'associazione che ha avviato da oltre un mese un sondaggio on line tra gli iscritti e i visitatori del sito www.associazioneulixes.org per designare quelli che sono considerati i corregionali più importanti. Quelli che, con il loro contributo, hanno apportato un valore positivo aggiunto ad un anno difficile, difficilissimo per la nostra regione. E' un premio diverso, più vero perche', nel rifiorire di riconoscimenti, quello di Ulixes ha impronta giovane e soprattutto critica. S'inscrive nei percorsi di studio e di analisi condotti con entusiasmo dall'associazione e segna certamente una volonta' chiara dei giovani di Calabria di riprendersi il dibattito, operare giudizi, formare opinione pubblica. Il motto di quest’anno sarà una frase di Seneca, “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”. Si tratta di un invito alla chiarezza ed alla trasparenza.
Passando ai premiati. Il riconoscimento Cultura andra' all’editore Carmine Donzelli per la grande capacità di valorizzare la cultura italiana e divulgarne le più importanti espressioni, con un occhio sempre rivolto alla tradizione, alla memoria e ad una attenta lettura del meridione. Al giudice Nicola Gratteri il “Premio Itaca” Legalita', per la sua infaticabile e mai doma lotta contro la ‘ndrangheta, operata con i mezzi della magistratura e con la parola, quella parola che apre gli occhi sulle reali implicazioni del malaffare e che può salvare generazioni affascinate dall’illusione di facili guadagni promessi dal crimine. Il “Premio Itaca” Economia a Cangiari, il nuovo brand di moda nato dalla mission di responsabilità sociale del Consorzio sociale GOEL e presentato il 24 settembre 2009 a Milano, durante la Settimana della Moda Donna, con lo slogan “beauty is different”. Per il settore Società civile, sarà premiata la Fondazione Roberta Lanzino, che ha saputo trasformare il dolore di una perdita nella forza per reagire e per aiutare a reagire chi ha vissuto e vive l’orrore della violenza. Un secondo “Premio Itaca” Società civile andrà all’Associazione Città Futura "Giuseppe Puglisi" e al sindaco di Riace, Domenico Lucano per aver trasformato Riace nella città dell’accoglienza, in un momento in cui l’Italia sembra andare da tutta altra parte la Calabria si riconferma solidale e civile. Per il Giornalismo sarà premiato Riccardo Bocca dell’Espresso, per i suoi reportage sulla Calabria ed in particolare sulle “navi dei veleni”. Il “Premio Itaca” Giovani verrà assegnato ai Nonni di Acquaformosa ed al sindaco del centro arbëresh, Giovanni Manoccio, per aver evitato la chiusura della scuola del paese, grande presidio di civiltà e democrazia, sedendosi ai banchi come alunni insieme ai propri nipoti. Promuovendo un ulteriore incontro tra generazioni e riaffermando il valore dell'istruzione pubblica e della mutualità all'interno della comunità di appartenenza.

Una menzione speciale va anche al Comitato Civico Natale De Grazia, per il suo impegno di lunga data contro lo scarico clandestino di rifiuti tossici a largo della Calabria.

La serata del 29 continuerà dalle 22.00 con un importante evento musicale, con ingresso gratuito, offerto alla cittadinanza dall’associazione universitaria calabrese Ulixes e dall’Assessorato alla cultura del comune di Catanzaro: il concerto di musica popolare dei Sabatum Quartet presso il caffè Letterario di Catanzaro in Via Menniti Ippolito.

venerdì 18 dicembre 2009

IL DDL LAZZATI PASSA ALLA CAMERA

Ora si aspetta il voto del Senato, prima delle elezioni regionali


Il disegno di legge Lazzati è passato alla Commissione Giustizia della Camera dei deputati. Vola verso il Senato e questa traversata lunga piu' di 15 anni sembra conoscere i suoi giorni più belli e, pare, quelli conclusivi.

Siamo quasi vicini alla meta. E usiamo con convinzione questa prima persona plurale perche', una volta avuto l'avallo del Senato, l'entrata in vigore del disegno di legge deve essere visto come un successo collettivo, uno strumento in piu' in mano all’Italia ed alla Calabria degli onesti, per credere in un futuro di politica più sana, meno corrotta, piu' responsabile.

Quindici anni possono sembrare un tempo lungo, infinito, ma in questo paese strano, tanti sembrano gli anni necessari per approvare e dotare lo Stato di uno strumento importante ed imprescindibile per il contrasto della criminalita' mafiosa.

Il disegno di legge Lazzati, come i calabresi oramai ben sanno, spezzera' e limitera' fortemente la contaminazione mafiosa della procedura elettiva dei candidati di elezioni locali e nazionali, punendo ogni atto di propaganda elettorale da parte dei pregiudicati e punendo anche chi ne ha ricevuto gli illeciti benefici.

Una porta chiusa al voto di scambio.

Un piccolo articolo, una disposizione necessaria che sarebbe ovvia in un paese civile, ma da noi, ha costretto il promotore dell'inziativa, il giudice Romano De Grazia con il suo Centro Studi, a inventarsi eroe, lanciarsi in una battaglia generosa ed estenuante, lunga una generazione.

Ma ci siamo quasi. Ci siamo quasi. Chiediamo ai senatori della Repubblica e ai partiti, a questo punto, di accelerare l'iter e magari poter permettere l'approvazione definitiva prima delle prossime elezioni regionali. Quelle elezioni saranno un punto di non ritorno.

Sarebbe un segnale importante consegnato alle speranze sane dell'Italia e della Calabria, che non si arrendono di fronte al degrado morale e civile.

lunedì 14 dicembre 2009

Soddisfazione per la nuova sistemazione dell’Archivio di Stato di Catanzaro

L’Associazione universitaria calabrese Ulixes esprime grande soddisfazione per la convenzione stipulata tra il Comune di Catanzaro e la Direzione Generale degli Archivi al Ministero per i Beni e le Attività Culturali atta a definire la nuova sistemazione dell’Archivio di Stato di Catanzaro.

Già da alcuni anni Ulixes si era attivata per spingere gli enti locali e l’opinione pubblica ad interessarsi ad una delle più importanti istituzioni culturali presenti in città, facendo, tra l’altro, attivare, dal Ministero, la procedura che garantisce i tirocini di ricerca per gli studenti universitari in Archivio.

Da troppo tempo una generale indifferenza aveva consentito che locali inadeguati custodissero un bene troppo importante per essere mantenuto in condizioni che ne stanno compromettendo la sopravvivenza. Una sala studio separata dal deposito, che poi è l’archivio vero e proprio, ha costituito per decenni un contesto di rischio per la salvaguardia delle preziose carte. Si pensi alle intemperie alle quali faldoni e fascicoli contenenti carte vecchie di secoli (dal Medioevo ai giorni nostri) sono stati esposti per essere trasferiti, ad ogni richiesta degli utenti, dai sotterranei dell’ex convento dei Domenicani (oggi comando regionale della Guardia di Finanza) e in cui il deposito è ubicato, alla sala studio in un edificio ottocentesco della stessa Piazza del Rosario.

Il complesso dell’ex Mattatoio, più tardi Le Botteghe, concesso dal Comune di Catanzaro, sarà adattato dal Ministero dei Beni Culturali ad ospitare l’immenso patrimonio documentale dell’Archivio catanzarese, scrigno della memoria storica del territorio calabrese e del Mezzogiorno, le cui informazioni, i dati conservati, un giorno, anche lontano ci potranno consentire di continuare a scrivere sulla storia della nostra città e della nostra regione.

La costituzione di un centro-laboratorio di restauro della carta e del libro antico, tra i pochi in Italia, che il Ministero ha intenzione di costituire nei nuovi locali dell’Archivio di Stato, oltre ad una sala studio di tutto rispetto e ad un deposito tecnologicamente avanzato rappresentano un elemento centrale per le future politiche culturali del capoluogo. Tutto ciò gratifica gli sforzi di quanti, dall’Amministrazione comunale alle associazioni, ai cittadini, in qualche caso catanzaresi emigrati, agli stessi dipendenti dell’Archivio di Stato, archivisti e collaboratori, in anni e anni, a vario titolo, si sono spesi per accendere i riflettori su una vera e propria emergenza culturale e civile. Per tutti loro, per tutti noi, per l’intera città e la provincia, diremmo per l’intera Calabria, si tratta di una grande vittoria, da condividere. Ed è proprio interpretando i sentimenti di tutte queste persone che un associato di Ulixes, il giovane storico Salvatore Bullotta, dottorando presso il dipartimento di storia moderna e contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma, collaboratore dell’Assessorato alla Cultura del Comune e archivista dell’Archivio storico comunale, ha assistito, per gentile concessione del Sindaco Olivo, alla firma della convenzione in Ministero lunedì scorso.

La consapevolezza di essere stati testimoni di un momento positivamente significativo della storia civica della città, ci rende fiduciosi in un nuovo rinascimento culturale e umano per la nostra comunità. Ripristinare la memoria collettiva che un Archivio di Stato rappresenta, vuol dire porre le basi di un discorso sull’uomo e del cittadino, rispettoso del suo passato e perciò attento al suo presente. Anche la prossima apertura dell’altro archivio storico, quello comunale, presso il Complesso Monumentale del San Giovanni, costituisce una tappa di questo percorso.

Alla direzione dell’Archivio di Stato si chiede, invece, di provvedere all’agognato ritorno della carte provvisoriamente trasferite a Lamezia Terme non appena, entro il 2010, la nuova sede nell’ex Mattatoio sarà riadattata e pronta ad essere inaugurata.

I ringraziamenti di Ulixes vanno dunque, al primo cittadino On. Olivo e all’Assessore alla Cultura Argirò, promotore in Giunta di tale soluzione per l’Archivio di Stato catanzarese, che in meno di un anno, trovando la sinergia con l'ex Direttore Regionale dei Beni Culturali Raffaele Sassano, oggi diregente generale al Sottosegretariato Generale, col responsabile sicurezza del patrimonio culturale che ha curato il progetto ing. Paolo Iannelli, naturalmente col Direttore generale degli Archivi Luciano Scala e l'attuale Direttore dei Beni Culturali per la Calabria Francesco Prosperetti, ha condotto in porto l'operazione.

L'Associazione, infine, augura all’Amministrazione comunale di continuare ad occuparsi di tutte quante quelle emergenze bisognose di interventi che si manifestano nella vita della nostra amata città, con la medesima solerzia con cui si è adempiuto alla pratica relativa all’Archivio di Stato.