domenica 11 aprile 2010

Presentazione di “Non siamo figli contro-figure” di Benedetta Cosmi


Benedetta Cosmi è una socia di "Ulixes" dal 2006. Nel corso degli anni, si è distinta per i suoi meriti nel campo della comunicazione, che la rendono oggi una figura di eccellenza, anche considerando la sua giovanissima età . Benedetta è un talento ed una penna vivace, sa scrivere disegnando prospettive nuove e dando vigore alle sue idee.

Riportiamo anche il comunicato della redazione http://www.100tag.it/, relativo alla presentazione del suo secondo libro, "Non siamo figli controfigure" (http://www.nonsiamofiglicontrofigure.com), pubblicato da pochi giorni e già oltre le mille copie vendute. Sarà presentato in tre prestigiose sedi della capitale:


13 aprile 2010 presso la Libreria Bookàbar - Palazzo delle Esposizioni, Roma, ore 18,00

15 aprile 2010 presso la Sala Carroccio del Campidoglio, Roma, ore 9,30

16 aprile 2010 presso la Libreria Melbookstore, Via Nazionale 254, Roma, ore 18,00


"Come si cambiano le cose".


100tag è nato per mettere in rete idee, sogni e progetti, pensando a tutte quelle persone che usano il web in modo attivo e utile, per cambiare le cose migliorando il mondo in cui viviamo.
Ma chi sono le persone che "cambiano le cose"? Quali sono le loro storie? Quali sono le loro motivazioni?

Abbiamo iniziato la nostra ricerca e abbiamo cominciato a pubblicare le STORIE di 100tag, le storie di vita di tutte quelle le persone che c’è l’hanno fatta, o che almeno ci provano, a cambiare qualcosa del futuro (in meglio), promuovendo idee originali e impegnate, attivamente e socialmente.

Benedetta Cosmi è una di queste persone. Ci ha colpito la sua scelta di pubblicare il saggio “Non siamo figli contro-figure. Docenti beat, studenti bit generation”, Sovera, 2010. Esponendosi, analizzando la condizione dei giovani-adulti italiani e proponendo delle "soluzioni".

Incontrandola abbiamo approfondito i nostri punti di vista i temi che ci stanno a cuore: l'istruzione, il lavoro, la famiglia, i valori, condividendo molte delle nostre esperienze.

Da tutto questo è nata la nostra partecipazione ad una serie di eventi che si terranno a Roma in occasione della presentazione del libro "Non siamo figli contro-figure". Tre date per instaurare un dibattito aperto e un dialogo a più voci.

sabato 27 marzo 2010

Calabria tra mito e realtà

Un'importante occasione per promuovere nuovi talenti letterari


Il prossimo 31 Marzo si svolgerà presso la Biblioteca Comunale “Filippo De Nobili” di Catanzaro alle ore 17.00 la presentazione del romanzo “La Casa” (Elliot Edizioni) scritto dalla giovanissima autrice calabrese Angela Bubba.

L’evento “Calabria tra mito e realtà” promosso dall’Associazione universitaria calabrese Ulixes, con il sostegno dall’Amministrazione Provinciale di Catanzaro ed il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune capoluogo di regione, si inserisce nella rassegna “La Calabria vista dall’Italia”.

Angela Bubba è nata a Mesoraca nel 1989. Ha frequentato il Liceo Classico Diodato Borrelli di Santa Severina ed oggi studia Lettere classiche all’Università “La Sapienza” di Roma. Nonostante la giovane età, ha già ottenuto importanti riconoscimenti in campo letterario. Ha vinto il Premio Verga nel 2006, con il racconto “Il matrimonio”, scelto dalla giuria composta dallo scrittore Vincenzo Consolo e dai docenti universitari Romano Luperini, Nicolò Mineo e Attilio Monista. È arrivata seconda all’edizione del 2007 del Premio Campiello Giovani e si è classificata al secondo posto, l’anno successivo, al Premio Italo Calvino.

“La Casa”, il suo primo romanzo, è la fotografia di una famiglia calabrese, che rivela una scrittura antica, ma nello stesso tempo vitale ed energica. All’incontro, insieme all’autrice, parteciperanno Loredana Marzullo, docente di lettere presso il liceo “L. Siciliani” di Catanzaro e Mariarosaria Zinzi, dottoranda in Linguistica presso l’Università degli Studi di Firenze.

Nell’ambito della stessa rassegna è previsto per Giovedì 1° Aprile alle ore 18.30 presso la Trattoria “A Furnacia” di Catanzaro la proiezione del film “Così ridevano” di Gianni Amelio, vincitore del Leone d'oro alla 55ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.

lunedì 8 marzo 2010

ULIXES SOLIDALE CON L’ON. ANGELA NAPOLI

L'Associazione Universitaria calabrese Ulixes esprime la sua vicinanza alla parlamentare Angela Napoli, dopo la diffusione dell'inquietante notizia di un attentato progettato dalla criminalità organizzata contro la sua persona.

Per la sua instancabile attività di denuncia del malaffare e della collusione tra mafie e politica, costituisce uno degli esempi migliori, a nostro avviso, nel Parlamento nazionale e nella classe dirigente calabrese.

Proprio per il suo serio impegno, per la promozione della legalità, le cosche e i politici collusi individuano in lei un nemico, un ostacolo da rimuovere.

La forza morale di Angela Napoli deve ispirare l'azione di tutti i nostri amministratori e di tutti i cittadini calabresi, come abbiamo voluto sottolineare assegnandole il Premio Itaca al miglior calabrese nel 2007.

Ci sentiamo onorati di essere rappresentati da Angela Napoli in Parlamento ed in seno alla Commissione Parlamentare Antimafia.

Alla parlamentare calabrese va la nostra solidarietà più sincera e ancora una volta il nostro affetto e plauso.

giovedì 25 febbraio 2010

IL DDL LAZZATI PASSA ALLA CAMERA

ORA IL SENATO FACCIA LA SUA PARTE NELL’INTERESSE DELLA DEMOCRAZIA


E’ grande la soddisfazione per l’approvazione alla Camera dei Deputati del disegno di legge Lazzati, strumento legislativo dirompente ideato dall’ex giudice di Cassazione Romano De Grazia con il suo Centro Studi.

Ricordiamo che il DDL Lazzati è una porta chiusa al voto di scambio perché spezza e limita fortemente la contaminazione mafiosa dalla procedura elettiva dei candidati in elezioni locali e nazionali, punendo ogni atto di propaganda elettorale da parte dei pregiudicati e punendo anche chi ne ha ricevuto gli illeciti benefici.

La storia travagliata di questo disegno di legge appoggiato e sostenuto da enormi settori della società civile nazionale, è la storia di una classe politica e di governo che negli anni ha riconosciuto nella sua portata normativa un nemico ai propri interessi.

Il nostro ringraziamento va al giudice Romano De Grazia per la sua passione disinteressata, contro tutti e tutto. Forte, per il solo amore della legalità contro le avversità e gli impedimenti che in questi anni sono stati messi numerosi alla sua proposta di legge.

Un ringraziamento in particolari va a quanti, esponenti del mondo della politica, hanno voluto manifestare in modo concreto il loro no deciso alla criminalità organizzata presentando e sostenendo nelle aule parlamentari il DDL. Prima fra tutti, l’onorevole Angela Napoli, persona di riconosciuto spessore e di comprovata moralità che paga il suo impegno per la Calabria con una vita blindata e sotto scorta.

Proprio i gridi di allarme lanciati negli ultimi mesi della parlamentare componente della commissione nazionale antimafia, non ci possono lasciare indifferenti. Le minacce, gli ostruzionismi, gli assalti al carro di una legge giusta preoccupano notevolmente.

Ci chiediamo perché 35 deputati di un partito si sono astenuti e 7 hanno votato contrariamente. A chi giova un simile atteggiamento parlamentare? A quale democrazia giova l’infiltrazione dell’antistato nello Stato? No. Non ci stiamo e vogliamo delle spiegazioni perché la criminalità organizzata si combatte con compattezza ed unità. Le finalità di questa legge non ci spaventano e chi ne ha timore ha qualcosa da nascondere.

Ora il DDL Lazzati passerà all’esame del Senato. Ci auguriamo e vigileremo perché ci sia senso di responsabilità e l’iter non venga bloccato da moti di ostruzionismo e da indegni favori alle organizzazioni criminali.

mercoledì 10 febbraio 2010

Minacce a Callipo: non piegare la testa

Il recente attacco al candidato alla presidenza della regione, Filippo Callipo, è frutto di vigliaccheria ma anche, cosa più grave, di una strategia mirata a colpire la democrazia nella nostra regione. E' gravissimo che ciò si verifichi proprio nel momento, quello elettorale, in cui la democrazia si dovrebbe manifestare. Sembra un rituale che negli anni ha colpito tanti, troppi, tra cittadini, imprenditori, sindacalisti, studenti, preti, amministratori ed altri in maniera assolutamente bipartisan.

E' un momento particolarmente difficile per la nostra amata regione. E' vero che, qui, fatti inconcepibili sono all'ordine del giorno come in un ciclico infinito ripetersi, ma non si può rinunciare per questo al desiderio di una normalizzazione. Oltretutto, cosa più inquietante, come un classico copione, è il fatto che la melma stia salendo tutta in superficie. E ciò si verifica proprio in concomitanza con l'inizio della campagna elettorale.

Dalla rivolta degli sfruttati immigrati di Rosarno, alle bombe e intimidazioni ai magistrati di Reggio Calabria, ai salti da un partito all’altro, alle minacce di morte verso Pippo Callipo.

Abbiamo dunque la riprova - o almeno la chiara percezione - che quando la politica si muove, tutto appare muoversi intorno ad essa. Appare come una grande chiamata alle armi, nella quale certi poteri forti si mobilitano con il solo e unico obiettivo di vincere. E non si ammettono discussioni. Gli avversari possono diventare nemici, gli uomini comuni merci di scambio, la Calabria terra di conquiste e spartizioni.

I poteri forti esistono ovunque ed ovunque le competizioni politiche possono essere dure, ma da noi non c'è traccia di regole e non c'è traccia di un senso del limite e del decoro. Manca la democrazia.

Le mafie puntano sui candidati che sembrano loro vincenti o che, se perdenti, possono più facilmente rientrare in logiche di compromesso bipartisan e di vantaggi sui tavoli del potere. La mafia ed i poteri forti temono la democrazia, perchè sanno guardare sempre più avanti degli altri. Loro guardano lontano e tentano di bloccarla, spesso purtroppo riuscendoci.

Porgiamo la nostra solidarietà a Pippo Callipo, persona stimabile, imprenditore serio, che deve rimanere in campo per portare avanti il suo progetto.

Nessuno cittadino mai deve piegarsi a minacce o intimidazioni, siano esse mafiose o di altro tipo, se crede di poter dare un contributo alla terra che ama.

Nel dare la nostra piena solidarietà al Cavaliere Callipo, invitiamo tutti i candidati, non solo quelli alla presidenza della regione ma anche quelli al consiglio regionale, dove spesso l’infiltrazione mafiosa è più evidente e determinante, a dire apertamente no al voto di scambio ed ai compromessi con il malaffare. Siate coscienti per voi e per i vostri figli, dite no alla ‘ndrangheta. Ed a nulla vale il ragionamento "se non appoggeranno me appoggeranno un altro candidato". Siate liberi ed abbiate autocoscienza. Rifiutatevi di avere sulla coscienza le morti fisiche, intellettuali e morali di tanti altri calabresi. Parlate, voi candidati, sempre nelle vostre convention contro la ‘ndrangheta e le sue manifestazioni, ma sopratutto lavorate ed agite concretamente per questo.

Ci auguriamo, infine, che i candidati guardino in questa competizione solo alla Calabria degli onesti, dando ad essa segnali chiari, precisi e coraggiosi. Quella degli onesti è la maggioranza dei calabresi. Quella farà vincere la Calabria.

Nessuno si permetta mai di arrendersi e desistere da queste convinzioni. Nessuno si permetta alcun passo indietro, né evidente, né nel suo intimo, dandola vinta alla barbarie e alle catene della paura. Altrimenti, si farà sempre del male al nostro futuro e al futuro della nostra splendida terra.

Nessun cittadino, mai, deve piegarsi a minacce o intimidazioni siano esse mafiose o di altro tipo se crede di poter dare un contributo alla terra che ama.

martedì 26 gennaio 2010

DOVE VANNO LE NUVOLE?

In Calabria, a pochi Km da Rosarno, c’è il mondo a colori e multiculturale di Riace


Quando arriviamo a Riace è già mattina inoltrata. Il paese nella sua parte collinare, circa seicento anime rifugiati compresi, è in fermento. Da qualche giorno sono arrivate molte altre famiglie di palestinesi e tutti stanno cercando di dare una mano. Qui l’accoglienza ha messo radici da tempo, è entrata nei cuori e nelle teste delle persone, la multiculturalità è considerata una grande risorsa.

Il sindaco Mimmo Lucano è il profeta di questo modello dell’accoglienza che dalla Calabria è studiato ed imitato in tutta Europa. Gli chiediamo, sottraendolo ad una delle tante riunioni organizzative della giornata, quale è il segreto di tanto successo. Lui ci spiega con entusiasmo, che qui a Riace si accoglie con il cuore, sì, in Svezia o in Danimarca questi rifugiati hanno un livello di welfare più elevato ma qui sviluppano un senso di comunità e di appartenenza maggiore, senza perdere e dimenticare il loro passato. È una vera integrazione, perché contano le persone e, come una grande famiglia, se arriva un nuovo componente ci si stringe e si sta tutti insieme.

Già, ci si stringe, come sta accadendo, dopo i terribili fatti di Rosarno. Il paese ha deciso di dare ospitalità a quanti sono rimasti feriti nei giorni orribili delle violenze e nel tour per le vie del borgo insieme al sindaco e al presidente dell’associazione Città Futura, ci accompagna proprio un giovane ferito a Rosarno di nome Iakuba.

Iakuba è un ragazzo della Guinea, giovanissimo, che parla solo un pò di francese e con due occhi neri spaventati, persi e perennemente impauriti, tanto da suscitare amarezza ed angoscia in chi li guarda. La sua serenità l’ha persa qualche giorno fa quando camminando lungo le strada di Rosarno è stato colpito alla schiena con una arma da fuoco usata da vigliacchi e ignoti criminali. Il segno dei pallini lo mostra. Alza la maglia e si vede la zona d’urto del colpo che si sta lentamente rimarginando. Te ne accorgi subito, la pelle guarisce in fretta, ma le ferite del cuore, ci metteranno molto di più a cicatrizzarsi e forse non lo faranno mai.

Iakuba in un timido francese ci dice che è in Calabria da due mesi, non ha familiari, è arrivato in Italia dopo una traversata in mare di due giorni dalla Libia costata 1200 dollari. Qui ha lavorato a Rosarno per 25 euro al giorno nelle campagne a raccogliere arance. La Calabria e la sua gente gli fanno paura.

Il lavoro di Lucano e del suo paese antimafia e missionario sarà di fargli acquistare fiducia in un popolo che fino ad ora ha negato con convinzione la stessa esistenza del giovane della Guinea.

Per Riace l’accoglienza è diventato anche un modo per rinascere evitando lo spopolamento dei paesi e la fuga di tanti giovani in cerca di una occupazione fuori dalla Calabria. La sensazione vera è di un mutuo soccorso tra i rifugiati e gli abitanti del paese, due sconosciuti del mondo che si incontrano e si danno una mano per modificare la realtà e la propria condizione. Accoglienza è anche questo. In giro per Riace sono spuntati come funghi laboratori, botteghe artigianali, centri di aggregazione e alfabetizzazione. I laboratori di telaio a mano, di cucito, di vetreria, di ceramica sono alcuni dei luoghi in cui le persone del posto fanno da guida ai giovani che vogliono imparare un lavoro. Rinascere dopo le sofferenze della povertà, della guerra, della schiavitù contaminandosi con un mondo che consoce con uguale drammaticità la miseria, l’emigrazione e lo sradicamento. Ci si parla, si lavora insieme e giorno dopo giorno, mese dopo mese, fianco a fianco, si formano grandi artigiani, si creano stupendi rapporti familiari ma soprattutto ci si ritrova e ci si riafferma cittadini del mondo.

Tra le vie di un paese dove i bambini corrono liberi, felici, uguali, oggi un gruppo di palestinesi sta cuocendo il pane arabo. Sembra di essere in un centro del medio oriente con la musica araba ad alto volume, lingue e dialetti che si mescolano e un profumo intenso di spezie orientali. Ci offrono prontamente il primo pane che viene cotto, noi siamo gli ultimi arrivati. È questa è la ricetta di condivisione made in Riace.

Intanto un improvvisato gruppo di traslocatori si muove tra le case dell’ospitalità diffusa, modulando e rimodulando tutto in funzione dei nuovi arrivi e delle loro esigenze. Non ci sono celle, criminalizzazioni, sbarre o controllori armati. Anche questo è un grande successo.

Qui la gente sta nelle case, gira liberamente per le strade. Non perde la propria dignità. Trova riparo dopo le paure e le speranze di un viaggio verso l’ignoto. Uno dei tanti murales del borgo antico di Riace ha una scritta: dove vanno le nuvole?

Sì, dove vanno le nuvole dei pensieri, delle vite di tanti uomini. Seguono un percorso senza limiti, senza padroni o costrizioni, cercano un luogo da eleggere, anche provvisoriamente, loro casa e comunità. Li si fermano insieme ad altre nuvole. Da anni le nuvole si fermano qui. In Calabria, a Riace.


Vincenzo Capellupo

mercoledì 13 gennaio 2010

Rosarno, le menzogne e la rabbia

Niente sconti alla mafia, ma tutta la verità su un contesto disumano


Hanno messo la polvere sotto il tappeto e la chiamano legalità. Hanno massacrato degli innocenti e la chiamano applicazione delle regole. Hanno mentito e continuano a mentire e lo chiamano intervento dello Stato di diritto. Siamo increduli dinanzi a tutto ciò che è successo e ancora succede ed ancora di più dinanzi a come tutto ciò viene dipinto, raccontato e strumentalizzato Nella complessità e nei dubbi che gravitano attorno al caso Rosarno noi due certezze le abbiamo e le vogliamo urlare: il Governo sta facendo una cosa orribile e questa società degli ingiusti sembra essere concepita per umiliare sempre i più deboli.

Il governo ordisce trame di ipocrisia. Usa la parola immigrazione come la userebbero dei bambini ma senza la stessa innocenza. Senza capire o con la volontà di non far capire, omettendo di porsi pubblicamente ulteriori problemi. La usa contro le intelligenze proprie e quelle della gente, la usa contro i diritti umani, contro l’impegno e la storia accogliente e ospitale di questa terra. Rilegando questi eventi ad una dimensione regionale e locale, così come fatto per la ‘ndrangheta deresponsabilizzando l’autorità nazionale. La sua stupidità e il suo orgoglio sanciscono e sanciranno il trionfo, già noto, delle mafie su quello che è il piccolo feudo di Rosarno. Si sta intervenendo a favore della ‘ndrangheta.

Una città commissariata, ripetiamo commissariata, non poteva non conoscere e non far conoscere al Governo che migliaia di braccianti vivevano nella indigenza e nello sfruttamento. Non poteva non sapere il ministrero degli interni attraverso i suoi organi periferici che a Rosarno gonfiava la rabbia, la rabbia vera, quella che proviene da una schiavitù rude e barbara. La rabbia che viene dalla volontà di rivendicare una esistenza da esseri umani. Ma la sottovalutazione del problema o peggio ancora la sua accettazione rendono tutto più terribile.

Adesso il Governo si finge eroe. Ha legittimato la caccia al nero, con le sue parole e ha deportato in silenzio chi ha gridato contro la mafia. E lo ha fatto più volte a testa alta. Questa è la situazione. Gli immigrati, seppure in forme condannabili, hanno denunciato la propria schiavitù. Senza essere ascoltati.

Abbiamo agito, noi come popolo e come Stato, contro la dignità umana. Ma abbiamo agito come agiamo purtroppo ogni giorno. Le bastonate, i silenzi, le spranghe, le fucilate ai neri sono come la materializzazione fisica di quella che è la quotidianità della nostra terra dove ogni giorno si consumano altre più silenziose offese e umiliazioni verso chi non si arrende al malcostume, verso chi resiste ai soprusi della malapolitica e delle organizzazioni criminali, verso chi vorrebbe urlare contro le schiavitù morali e l'indifferenza.
A noi calabresi della resistenza quotidiana spesso, proprio come ai poveri immigrati, le forze congiunte di poteri corrotti e incapaci ordinano o impongono l'esilio o la deportazione.
Siano essi giovani brillanti, siano essi immigrati sfruttati, viviamo spesso di una fine comune che si chiama esilio, espulsione. Il sangue e le lacrime di oggi hanno lo stesso profumo delle lacrime di ogni giorno di questa terra.

Ci sforzeremo di dare a questa vicenda, così complessa, così importante, il proprio nome e le proprie parole. Lo stesso nome e le stesse parole che le istituzioni, le organizzazioni criminali e media conniventi cercheranno di nascondere, di occultare e peggio di manipolare. Occorrerà trasformare la "colpa secondo Maroni" (la regola morbida sugli ingressi) nelle colpe quotidiane del nostro Paese: il sonno delle istituzioni locali e nazionali, i contributi all'agricoltura che non impongono un monitoraggio stretto dei metodi e delle regole sull'impiego bracciantile, l'assenza di ogni tipo di discussione su come migliorare la competitività dei nostri prodotti agricoli (dalla gabbie salariali ai contratti regionali per diminuire il costo della forza lavoro in regioni svantaggiate), il ruolo dell'Europa nella gestione dell'immigrazione, i limiti di un giornalismo che dovrebbe essere presente e rigoroso, che imponga alla politica di rispondere e resocontare.

Alla mafia vorremmo che non si facesse alcun regalo, a cominciare dalle parole!

ASSOCIAZIONE STUDENTI DI CALABRIA ULIXES