Cari cittadini calabresi,
se una sera vi chiedete in quale sagra andare, quale politico magnificare, a quale centenario fare gli auguri o cosa mangiare per essere veri calabresi, vi consigliamo di seguire un telegiornale locale. Se, invece, volete sapere perché si muore in ospedale, se le strade sono sicure, se i magistrati hanno la possibilità di lavorare, se gli operai vedono riconosciuti i loro diritti, se insomma volete capire di più e riflettere sulle questioni scottanti della Calabria di oggi non sappiamo che dirvi. Arrangiatevi. Raccomandiamo comunque prudenza, l’informazione televisiva calabrese nuoce gravemente alla salute. Attenti alle dosi.
Ed è volontariamente e scientificamente così, perché ogni redazione programma settimanalmente e giornalmente, il proprio lavoro. La programmazione implica delle scelte, sempre legittime in ossequio alla libertà di informazione, ma secondo i più basilari diritti costituzionali un cittadino spettatore può chiedersi perché. O meglio chi e come sceglie? Come si decide se seguire uno sciopero di lavoratori precari o l’inaugurazione di una mostra di quartiere? Come si decide se seguire una sagra o un caso di cronaca? Quali sono le scalette di valore ed importanza delle notizie?
E’ una domanda che tutti noi ci poniamo decine di volte. Ma alla quale vorremo finalmente una risposta. Magari non sussurrata dai tanti giornalisti vittima degli eventi. La vorremmo dagli editori, dai direttori editoriali dei tg, da qualche docente di comunicazione e diritto, dagli organi nazionali sul sistema televisivo. La vorremmo dal sindacato dei giornalisti e anche dall’ordine dei giornalisti. La vorremmo dalle istituzioni.
La comunicazione televisiva in Calabria è particolarmente rilevante, l’unico strumento di informazione davvero capillare, dato che non sono molto elevati gli indici dei lettori di giornali. Anzi. Perciò il lavoro dei giornalisti televisivi nella nostra regione è cruciale. Con questa protesta non si vuole screditare tutta insieme l’opera di tanti professionisti dell’informazione che compiono il loro lavoro in contesti a volte al limite dell’incolumità personale e non si vuole nemmeno fare un discorso di campanile. Tuttavia non si può negare che l’approfondimento è riservato a tematiche frivole e di colore, le manifestazioni a cui partecipano più spesso i giornalisti calabresi sono ovviamente sagre, processioni, mostre o passeggiate nei boschi.
Facciamo qualche esempio concreto, senza tirare in ballo le centinaia di notizie regionali utili snobbate, con qualche evento che come associazione abbiamo avuto l’onore di organizzare in Calabria. Giusto per offrire a chi vorrà la più semplice possibilità di risposta. Perché non si è seguita la straordinaria lezione di legalità di Nicola Gratteri in consiglio comunale a Catanzaro? O una delle prime uscite pubbliche dopo le dimissioni dalla magistratura di Gherardo Colombo, uomo che sicuramente è un protagonista della storia contemporanea d’Italia? Perché si sono perse testimonianze come quella dell’editore Carmine Donzelli o del giornalista Gian Antonio Stella? Perché ci si è persi la prima nazionale, fatta proprio simbolicamente in Calabria, del libro-inchiesta “Le navi della vergogna” del caporedattore de L’Espresso Riccardo Bocca sulle navi dei veleni? Perché Riccardo Bocca è presente in questi giorni in tutti i telegiornali nazionali ma non ha avuto spazio in quelli calabresi? Forse ai calabresi non interessa sapere di più sulla ‘Ndrangheta? Forse ai calabresi non interessa conoscere la profonda relazione tra leucemie, tumori ed altre orrende malattie con i rifiuti tossici presenti nei nostri mari e nelle nostre montagne? Forse ai calabresi non interessa sapere di più sulla loro vita? Sulla loro democrazia? Sul loro ruolo di cittadini?
E se invece interessasse? Quante domande. Per fortuna la carta stampata ci permette ancora di farle.
Forse con la giovane età ancora non abbiamo perso il vizio o la virtù di fare domande vere.
L’informazione televisiva necessita sempre e comunque di senso di responsabilità. Particolarmente quando si tratta del servizio pubblico, il TGR Calabria di RaiTre palesa innumerevoli mancanze verso tante realtà davvero significative della nostra Regione. E non si vuole aprire qui, anche, il caso della sottoesposizione in quella testata del ruolo della città capoluogo, per non essere tacciati di mero campanilismo. Eppure il problema persiste, nonostante già mesi fa l’ex caporedattore Pino Nano si scusò pubblicamente al Municipio di Catanzaro per la marginalità riservata alla città dal TGR.
Sappiamo anche che l’informazione televisiva è un grande strumento di partecipazione e democrazia.
Ed allora non capiamo. Qualcuno ci spieghi, cortesemente.
Cari cittadini, che i tg calabresi possano servirvi da Pagine Gialle, almeno quello…